Come lacrime nella pioggia

E’ da poche ore finito il 4° trofeo Nazionale di powerlifting Raw e l’11 trofeo nazionale di panca Bertoletti. Là dove c’erano la pedana, decine di atleti a scaldarsi, gli arbitri, rimane solo un grande campo da basket vuoto sporco di magnesio. Non c’è nemmeno più il caldo torrido che ha accompagnato i primi giorni di gara, le gradinate sono deserte e non c’è più nessuno, è tutto silenzioso ora, non riecheggia più la voce della speaker che chiamava gli atleti in pedana e c’è solo un lontano rumore di pioggia.

Abbiamo appena finito di farci una birra per festeggiare la riuscita dell’evento che abbiamo organizzato e ce ne stiamo per andare a casa, stanchi dopo quattro giorni, tra chi ha fatto assistenza, ha gareggiato e ha aiutato nell’organizzazione. Mentre vado via mi guardo un’ultima volta indietro e mi torna in mente ogni cosa.

Tornano le ore e ore di allenamento, per giorni, settimane, mesi, culminate in quei 9 minuti in cui in pedana ci sei solo tu. Non importa quanti kg puoi aver fatto in allenamento, quanto avresti fatto se fossi stato in forma, quanto avresti potuto fare se quello o se quell’altro, sono quei 9 minuti a decidere come hai lavorato, come sai gestire la pressione della gara, come sai prepararti. E sono quei 9 minuti a lasciarti una gran voglia di migliorare. Ora l’ho capito, ci ho messo tanto a capire perché mi dicessero sempre che le gare sono importanti. Non è solo per l’esperienza che ti lasciano addosso, per le emozioni: è per la voglia immensa di migliorare, ti fanno vedere che qualcuno la vetta la raggiunge e ti fanno venire voglia di raggiungerla.

Penso ai miei genitori negli spalti a morire di caldo venuti a guardarmi a fare la mia prima gara completa. Sorrido pensando ai miei due migliori amici che si sono sopportati sei ore di gara a supportarmi nel backstage, dal riscaldamento alla pedana.

Mi tornano in mente le ore passate con i miei compagni di squadra, quasi ogni giorno della settimana, con cui ho condiviso gli allenamenti, le serate e io lì a tifare per ognuno di loro. Per quanto ti puoi rompere le palle in allenamento, quando sei in gara è come essere una famiglia. A loro devo più di quello che si possa credere. Il powerlifting non è uno sport da fare in qualche garage da soli, ovviamente è una delle alternative migliori ad una palestra senza rack in cui tutti ti guardano per pazzo se fai panca con l’arco, ma il powerlifting è uno sport di squadra.

Penso ai ragazzi che ho portato in pedana io, chi allenadolo da pochissimo, chi da più tempo. Ricordo la tensione dell’accompagnarli in pedana e l’emozione di essere dietro di loro a spronarli mentre si prendevano quello che per cui hanno lavorato per mesi.

E poi penso a tutte le persone che ho incontrato, persone con cui parlo magari solo attraverso un computer per mesi e che ho modo di vedere solo alle gare, penso alle nuove persone che ho conosciuto.

Il clima non aiuta, mentre salgo sullo scooter per tornare a casa mi torna in mente una delle mie citazioni preferite: “E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia”.

Poi però penso che non è vero, non andranno perduti. Questi quattro giorni, così come le precedenti gare, si aggiungono al mio bagaglio di esperienze e torneranno utili. Ho appena iniziato e c’è poco tempo per stare a pensare a quello che è successo, da domani si ricomincia. C’è già una nuova gara a cui puntare e chi si ferma è perduto.

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