“Mi sono fatto male” – L’infortunio del guerriero

Questo sarà probabilmente uno di quegli articoli che interessa a pochi. Nessuna infomazione particolarmente tecnica, nessuna cura miracolosa per gli infortuni, nessun approccio, semplicemente racconto di me stesso. A chi frega? Non saprei, avevo voglia di raccontare anche l’altro lato della medaglia che è l’allenamento con i pesi. Ci tengo a precisare che questo non è un post di carattere medico, è semplicemente una pagina in cui espongo qualche mia riflessione.

Gli infortuni, i fastidi, i dolori, per quanto noiosi siano, sono un segnale. Se sei fortunato li prendi per tempo, capisci che il tuo corpo ti sta dicendo “oh, cazzo fai?” e ti comporti di conseguenza. Sono un mezzo per imparare. Sempre.

Se non vedo, se non cammino, so che non ho niente di meglio da fare che provare, e se cado, come mi succede sette volte al giorno, non mi resta che rialzarmi e provare di nuovo. Camminare per vedere, vedere per camminare. Ecco quel che ci faccio qui. (Herve Clerc – Le cose come sono – Una iniziazione al buddhismo comune).

In circa dodici anni di allenamento, alcuni fatti bene, altri fatti proprio male, penso di essermi fatto male quanto basta per imparare a capire come comportarmi con l’allenamento. Ho avuto gli infortuni più disparati: una fortissima tendinite alla cuffia dei rotatori che mi causava fitte lancinanti ad ogni tentativo di spingere o tirarmi su una sbarra, con annessi mesi e mesi di allenamenti risicati, ho avuto una epicondilite ed epitrocleite allo stesso gomito che mi impediva fondamentalmente anche di tirarmi giù i pantaloni per andare in bagno, ho avuto una tendinite al ginocchio proprio sotto la mia prima gara di powerlifting completa che mi ha completamente devastato la preparazione e la gara in sé… insomma, ho il mio trascorso di “ouch”.

Una citazione di pesista cinese, che ahimé non riesco a ritrovare, ma che ricordo quasi a memoria, diceva: “mi sono infortunato a praticamente ogni parte del corpo. Ci vogliono anni solo che a trovare la determinazione per fare cose che gli altri ritengono impensabili”.

Ci sono ovviamente fastidi e fastidi. Negli anni ho imparato a riconoscerli. Ci sono quelli con cui devi convivere perché sono il risultato di quello che fai. Mi ricordo i trigger point fissi alle scapole quando facevo gare di panca. Potevo essere perfetto quanto volevo che il trapezio finiva per avere sempre qualche contrattura che si rifletteva poi su tutto il braccio. Lo squat, stessa cosa: il bilanciere sul collo mi andava a comprimere il trapezio e di conseguenza via di dolori alle braccia. Solo dopo anni di tentativi ho capito come gestire la mia cervicobrachialgia. Sempre per via delle gare di panca negli ultimi tempi avevo un dolore costante agli avambracci quando stavo perennemente al 90% sotto gara.

La mia ultima gara, quando ho fatto i miei “famosi” 160kg di panca, ricordo il dolore che avevo cominciato ad avere alla spalla. Panca, panca, panca, panca…. puoi essere perfetto quanto vuoi, che un mese fisso a 150kg un qualche fastidio te lo procura. Che il corpo umano non sia fatta proprio per quello lo sappiamo, no? Fatta la gara ho avuto per 2 mesi un dolore che lì per lì mi permetteva di svolgere tutti gli esercizi (con dovuti accorgimenti), ma che si rivelava solo di notte, quando mentre dormivo facevo l’errore di girarmi e poggiarmi sul braccia sbagliata e via a svegliarsi dal dolore.

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Ammetto senza problemi che appena sento un dolore particolarmente più intenso di quelli che ho imparato a riconoscere come “normali” (ma comunque dolorosi), mi sale un brivido lungo la schiena. E’ normale. E se qualcuno sta leggendo fin qui sa benissimo di cosa sto parlando. Quasi panico, perché tutto crolla!

In primis ti scatta la vigoressia: diventerò un secco di 45kg che nemmeno più saprà alzarsi dal cesso. Anni e anni di pesi per avere qualche risultato e tutto “andrà perso come lacrime nella pioggia”. E’ collegata a tante cose questa questione. Alla nostra figura di “alpha”. All’idea che abbiamo di noi. Al fatto che bene o male, chi più chi meno, puntiamo alla forza e un infortunio è sinonìmo di debolezza. E, dulcis in fundo, perché no: alla figa! Ma certo ragazzi, perché come sopra, chi più chi meno, inconsciamente c’è anche la necessità innata di dover procreare messa in dubbio: diventiamo deboli, secchi, chi ci vuole più? Ora ovviamente la sto facendo sul comico, ma nel nostro cervello all’impossibilità di allenarci scatta tutta una serie di dubbi sull’esistenza. Se succede solo a me e a quelli che conosco, beh.. beati voi! Io mi sono sempre circondato di persone con un’innata passione per l’allenamento, ho conosciuto persone che pur di fare una gara stringevano i denti all’inverosimile e tiravano avanti anche quando il corpo urlava pietà. Non consiglio certo di arrivare a questi punti, ma li capisco. Perché quando l’allenamento ti entra così tanto dentro, poi separarsene diventa impossibile.

Saper riconoscere un dolore prima di arrivare a questi punti è importante. Come tutto necessità di esperienza. Ho imparato fin troppo bene a temere la “fitta” che preallude ad una tendinite.

Quello che bisogna evitare quasi sempre è la fretta. È il principale nemico di ogni risultato solido. Non ricordatevi dello stretching solo quando avete dolori! Una routine di stretching vi toglie 10 minuti al massimo. So che spesso non piace, ma 10 minuti ora, 10 domani.. significano longevità.

Stessa cosa per quei punti deboli che causano infortuni. Quali sono i problemi classici alla fine? Dolori ai gomiti, spalle, schiena, ginocchia. Meno alle anche. Curateli questi punti. Scaldateli bene anche solo facendo un circuito di 5 minuti. E ogni tanto fatelo un esercizio per rinforzarli.

Qualsiasi sia il vostro obiettivo in palestra, la forza o l’ipertrofia, non è che l’esterno della casa. Le fondamenta devono essere solide. Le colonne portanti devono essere tali.

E se proprio capita la sfiga di infortunarsi tengo a mente sempre due cose:

  • c’è gente che riesce a tornare a camminare dopo essersi rotta la schiena: io posso guarire da una misera e stupida tendinite. Perché alla fine quello è: stretching, ghiaccio e soprattutto riposo e passa tutto.
  • c’è (quasi!!) sempre il modo di allenarsi comunque.

Ricordo una borsite al gomito quando provai una maglia da panca. Un dolore così non penso di averlo mai avuto. Tre settimane dopo ero come nuovo perché presi la più saggia delle decisioni: rispettare il dolore. Se vi fa male fare un gesto… cazzo non fatelo! Vi fa male panca? Provate una chest press con una presa diversa. Male ancora? Provate piegamenti. Ancora male? Eh, fate esercizi che non coinvolgano il gomito direttamente come delle croci. Ancora male? A sto punto fermatevi davvero. Oppure… provate una pek dek fatta a braccia tese in cui nemmeno dovete usare le mani. Insomma, avete capito no? Fate qualche tentativo, tanto è il vostro corpo a lanciarvi segnali lampanti che una cosa non dovete farla.

Prendete anche in considerazione di allenarvi con metodiche nuove. C’è un libretto (tempo di rileggerlo e ci faccio una recensione), l’allenamento della forza a bassa velocità, che parla di come allenamenti a velocità ridotta (in questo caso 6” a scendere a salire, con carichi intorno al 60% o meno), non solo permettano di allenarsi con infortuni, ma aiutino anche a guarire.

Allenarsi con i pesi per forza di cose porta a farsi male. Cercate di rispettare il vostro corpo e combattere con l’inevitabile squilibrio mentale che porta essersi fatti male. Succede a tutti. Cercate di capire perché vi siete fatti male: imparate dai vostri errori! Avete fatto esercizi del cazzo con troppo carico? Eh già, forse il massimale di french press non è stata un’idea geniale. Come? Le tirate al mento in quel modo fanno male? Eh già. Avete sbagliato amen, significa che non lo rifarete. Tutti ad esempio imparano sulla loro pelle che le trazioni supine alla lunga ti fottono il gomito. Davvero, succede a tutti. E tutti in un modo o nell’altro guariscono. Datevi tempo.

Goodlift!

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5 commenti

  1. Io già due volte che prendo contrattura tra L anca e schiena !
    MENTRE FACCIO RISCALDAMENTO PER LO STACCO PERÒ!!!!!!!

  2. Penso che molte volte sia l’eccessivo volume a giocare brutti scherzi. Meglio programmare qualche alzata in meno che rischiare di infortunarsi. L’allenamento con i pesi per raggiungere il proprio potenziale è una partita che si gioca sul lungo periodo. Io per programmare aumento i massimali su ogni alzata di 5 kg ogni 3 mesi.

  3. Gran bell’articolo!
    Soffro di Cervicobrachialgia anche io ormai da 3 mesi(è nata in maniera acuta però), si sospetta una piccola ernia, posso chiederti se anche tu avevi un ernia? Sei tornato a fare squat e stacco o hai dovuto abbandonarli?

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